Medioevo fantastico: il leone - Fantastic Middle Ages: The Lion

Medioevo fantastico: il leone

Il leone non solo è una delle presenze più costanti nell’iconografia romanica, ma è una sicuramente delle più complesse e difficili da interpretare. La sua natura non è solo ambivalente ma a volte appare addirittura contrastante. Esso può simboleggiare Cristo e la Chiesa, ma viene anche associato al demonio; è simbolo della forza e della violenza, ma la Bibbia ne sottolinea anche la debolezza; se ne celebra la moralità ma viene anche usato per simboleggiare la lussuria; è segno di resurrezione, ma anche di violenza e di morte. Insomma, nel leone convivono concetti opposti e non è sempre facile capire a quale di essi il miniatore o l’artista medievale faccia riferimento.

È interessante notare come, sin dai primi secoli della nostra era, al leone sia stata attribuita un’importanza statisticamente notevole, decisamente insolita rispetto ai modelli di cui gli artisti europei disponevano. Fra essi, vanno probabilmente annoverati i dittici consolari in avorio che si conservavano ancora nei tesori delle chiese, e i sarcofaghi romani che talvolta rappresentavano scene di caccia al leone.
Eccolo rappresentato, ad esempio in un sarcofago del III secolo d.C., a sinistra. Oppure in un avorio del sec. VI, a destra.

A sinistra: Sarcofago Mattei I conservato a palazzo Mattei a Roma (220-230 d.C). A destra: Avorio Barberini, Louvre, Parigi (sec. VI)
A sinistra: Sarcofago Mattei I conservato a palazzo Mattei a Roma (220-230 d.C). A destra: Avorio Barberini, Louvre, Parigi (sec. VI)

Non dobbiamo ignorare i tessuti sasanidi, bizantini e copti che erano molto diffusi anche in Occidente.
In figura riportiamo alcuni esempi.

Tessuti sasanidi e bizantini
Tessuti sasanidi e bizantini

I leoni, inoltre, si potevano pur sempre vedere vivi nei serragli, per lo più regali e principeschi, dove venivano esibiti come segno di potere. La Firenze medievale, almeno fino alla peste di metà Trecento, manteneva addirittura una trentina di questi animali in un serraglio nei pressi di Palazzo Vecchio, tanto che il leone, il “Marzocco” è ancora oggi uno dei simboli della città. E c’erano poi gli ammaestratori di animali che si spostavano nelle fiere e nei mercati per esibire, fra altri animali come gli orsi, talvolta anche qualche leone. Pertanto, non era poi difficile che qualche artista avesse potuto vedere uno di questi animali dal vivo e avesse avuto la possibilità di ritrarlo.

Una presenza che comunque non spiega il predominio del leone, tanto che questo animale può essere definita la “star” del bestiario medievale. Nella miniatura e nella scultura, ad esempio, si ritrova dappertutto. Ma, a partire dal secolo XII, esso è anche la figura che predomina incontrastata nell’araldica. Esso viene rappresentato, infatti, nel 15% delle arme medievali, il che è una percentuale altissima, se consideriamo che la figura che segue in seconda posizione, la fascia, non raggiunge il 6% e che l’aquila, la sola rivale del leone nel bestiario araldico, non supera il 3%.

Il leone, nell’arte medievale, è anzitutto visto nel suo aspetto benefico, tanto che appare nel Tetramorfo come simbolo dell’evangelista Marco. Questo viene spiegato con il fatto che questo vangelo inizia presentando Giovanni Battista con una citazione tratta dal profeta Isaia:
“Ecco, io invio dinanzi a te il mio messaggero,
che preparerà la tua strada;
è la voce di colui che grida nel deserto”.
(Marco 1,3)
E nel deserto, anche quello dell’attuale Medio Oriente, viveva proprio il leone.

I Padri della Chiesa (sant’Ilario, sant’Agostino), seguendo le orme di Plutarco, sostenevano che quest’animale dormisse con gli occhi sempre aperti, e si credeva che anche i suoi piccoli nascessero con gli occhi spalancati. Per questo motivo gli esegeti medievali hanno assunto il leone come controfigura di Cristo nel sepolcro, visto che gli occhi aperti sono la prova della divinità di Gesù che si manifesta, mentre la morte testimonia la sua umanità.

Ma altri autori hanno fatto di questo animale anche il simbolo della resurrezione. Origene e Isidoro di Siviglia, scrivevano che i cuccioli di leone nascevano morti, ma che il padre, dopo tre giorni, soffiasse loro in gola per rianimarli. Facendo diventare così il leone addirittura un simbolo di Cristo stesso. Già sant’Agostino, pur apprezzandone il valore morale, ammetteva che questa narrazione era priva di fondamento.

RESURREZIONE

Simbolo di resurrezione, il Leone viene raffigurato in un capitello della chiesa di Saint-Vincent di Chalon-sur-Saône (Francia) mentre divarica i due rami dell’albero a Y che simboleggia la scelta fra bene e male e il giudizio. Uno dei due rami porta alla perdizione, mentre l’altro porta alla salvezza. L’albero simboleggia soprattutto l’albero della vita dal cui legno verrà ricavata la croce, in questo caso sostituita dalla figura del leone.

Saint-Vincent di Chalon-sur-Saône (Francia), capitello Leone e albero a Y
Saint-Vincent di Chalon-sur-Saône (Francia), capitello Leone e albero a Y

Non sorprende quindi vedere i leoni che si occupano della sepoltura di asceti e santi egiziani, insomma di uomini che per i loro meriti hanno già in vita meritato la salvezza eterna. Tale è il caso del capitello di Vézelay dove due leoni assieme a sant’Antonio abate si occupano della preparazione della tomba di san Paolo l’Eremita. Lo stesso soggetto è ripetuto in un capitello della basilica di Notre-Dame a Beaune ma, in questo caso, il leone è uno solo.

A sinistra: Vézelay, Sant'Antonio e due leoni becchini seppelliscono san Paolo l'Eremita – A destra: Beaume, stesso soggetto ma con un solo leone
A sinistra: Vézelay, Sant’Antonio e due leoni becchini seppelliscono san Paolo l’Eremita – A destra: Beaume, stesso soggetto ma con un solo leone

In ogni caso, per i suoi occhi aperti, il leone simboleggiava la vigilanza e la giustizia. Per questo si ritrova rappresentato molto spesso nei portali delle chiese romaniche. Nei bestiari medievali si affermava che il leone è giusto perché non infierisce mai su un nemico caduto a terra. Molto curiosamente, gli stessi bestiari, che si rifacevano alle descrizioni dei naturalisti più antichi, sostenevano che il leone era giusto perché castigava severamente la sua compagna adultera, specialmente quando questa si è concessa al pardo, un animale citato dalla Vulgata di san Girolamo e da Plinio il Vecchio e indicante la pantera maschio. Il frutto di questo tradimento, con un gioco di parole, era il “leopardo”.

Il leone, per la sua possenza e per le sue qualità ha sempre colpito l’immaginazione degli esseri umani, fin dalla più remota antichità. Tanto da farlo divenire, anche nelle favole classiche, il re degli animali. Ma questo lo fa assimilare all’uomo che si trova al vertice della creazione. Anche per questo in molte mitologie gli eroi non possono avere un avversario più degno del leone. Da Ercole-Eracle a Gilgamesh. Senza dimenticare la vicenda di Daniele nella fossa dei leoni.

Nell’immagine, un notevole capitello scolpito dal maestro di Cabestany a Sant’Antimo e rappresentante appunto Daniele nella fosse dei Leoni

[Slide 005_2 Sant'Antimo Capitello con Daniele nella fosse dei Leoni del maestro di Cabestany]
Sant’Antimo (Siena), Capitello con Daniele nella fosse dei Leoni del maestro di Cabestany

In virtù di questa posizione dominante, nel Tetramorfo, il Leone occupa una posizione di spicco, in basso a sinistra. Lo vediamo, ad esempio, nelle miniature come quella del Libro di Kells del secolo VIII, miniato da monaci irlandesi, a sinistra. Oppure nei portali delle chiese romaniche come quello della cattedrale di Le Mans, a destra, dove il Leone è l’unico animale a guardare in faccia con tanta franchezza il Cristo. Al Leone, fa da contraltare l’Aquila, in alto a destra, che però è il simbolo dell’ascensione.

Libro di Kells (sec. VIII), foglio 27 v, Tetramorfo – Portale cattedrale di Le Mans, Tetramorfo
A sinistra: Libro di Kells (sec. VIII), foglio 27 v, Tetramorfo – A destre: Portale cattedrale di Le Mans, Tetramorfo

LEONI DOPPI

Simboli di resurrezione, e quindi dell’amore di Dio, e di forza, i leoni vengono spesso raffigurati in coppia. Simboli di giustizia, i leoni in coppia indicano anche il doppio atteggiamento di Cristo che era, come diceva san Gerolamo, “benigno con i buoni e implacabile coi malvagi”.

Questa ambiguità della figura del Leone trae origine dalla stessa Bibbia dove spesso troviamo citato il Leone terribile e simbolo di giustizia. Ritroviamo i leoni in coppia come simboli di forza e custodi della potenza reale nella descrizione del trono di Salomone (I Re 10, 18-20):
Il re fece anche costruire un trono d’avorio e lo rivestì d’oro fino; questo trono aveva sei gradini, delle teste di toro alla spalliera e due bracci, uno di qua e uno di là, ai lati della sedia; un leone stava accanto a ciascuno dei due bracci; altri dodici leoni stavano sui gradini, sei da questo lato e sei dal lato opposto.

Interessante notare come l’iconografia del re assiso sui leoni sia stata fatta propria anche nella rappresentazione di re Davide che talvolta viene raffigurato assiso su due leoni incrociati, come si vede nella mensola della porta Miégeville della chiesa di Saint-Sernin a Tolosa.

Re Davide, mensola della porta Miégeville della chiesa di Saint-Sernin a Tolosa
Re Davide, mensola della porta Miégeville della chiesa di Saint-Sernin a Tolosa

FORZA, DEBOLEZZA E SATANA

La forza del Leone viene ricordata già Genesi (49, 9-10) nella benedizione a Giuda da suo padre Giacobbe:
Un giovane leone è Giuda:
dalla preda, figlio mio, tu risali:
si rannicchia, si accovaccia come un leone
e come una leonessa; chi lo può disturbare?

Gropina (Toscana), capitello con leoni (sec. XII-XIII)
Gropina (Toscana), capitello con leoni (sec. XII-XIII)

In contrapposizione alla forza del Leone, la stessa Bibbia pone la sua debolezza soprattutto quando si trova a soccombere davanti all’uomo. Com’è il caso del leone di Timna che Sansone uccide con estrema facilità:
“Sansone mosse dunque alla volta di Timna con suo padre e sua madre e sostarono alle vigne di Timna. Ed ecco che un leone si fece incontro a Sansone ruggendo. Questi, investito dallo spirito del Signore, senza avere nulla in mano, squartò il leone come si squarta un capretto”.
(Giudici 14,5-6)

Riguardo la lotta di Sansone con il leone talvolta troviamo l’uomo che attacca l’animale alle spalle, afferrandogli le fauci da dietro. Come nel caso di questo capitello della chiesa di Anzy-le-Duc.

Chiesa di Anzy-le-Duc (Francia), capitello con giovane in lotta con il leone (sec. XII)
Chiesa di Anzy-le-Duc (Francia), capitello con giovane in lotta con il leone (sec. XII)

Questa immagine si può ricollegare al doppio aspetto del leone, debole e meschino nella parte posteriore del corpo e dal petto, invece, possente.

E come dimenticare le parole di Daniele a re Dario dopo che quest’ultimo scopre che, gettato nella fossa dei leoni, non è stato toccato da questi animali: “Il mio dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni, i quali non mi hanno sbranato”.
(Daniele 6,23)

La figura del leone, simbolo di Cristo, viene anche accostata a Satana:
“Siate sobri e state in guardia! Il diavolo, vostro avversario, si aggira come leone ruggente in cerca di qualcuno da divorare”
(Prima lettera di Pietro 5,8)

Il leone è pure il simbolo della rivelazione. Lo ritroviamo nell’Apocalisse di Giovanni, oltre che nel Tetramorfo, come unico essere degno di aprire il libro, come l’Agnello. Un’associazione, quella del leone con l’agnello, che si ritrova talvolta nei portali delle chiese romaniche.

Ecco qui un esempio di leone stiloforo, ovvero di un leone che regge una colonna nella facciata della Collegiata di San Quirico d’Orcia, nel Senese. Fra le sue braccia racchiude un agnello quasi con un gesto di protezione.

San Quirico d'Orcia (Siena), collegiata, leone stiloforo della facciata (sec. XII)
San Quirico d’Orcia (Siena), collegiata, facciata, leone stiloforo con agnello fra le zampe (sec. XII)

Ed ecco qui il passo dell’Apocalisse che associa i due animali.
“Non piangere! Ecco che ha vinto il leone della tribù di Giuda, il rampollo di Davide ha conquistato il potere di aprire il libro e di rompere i sette sigilli”.
(Apocalisse 5,5)
E qui è evidente, ancora una volta, l’accostamento a Cristo, l’agnello mistico.

LEONE DISTRUTTORE

Nella Bibbia si fa riferimento a leoni distruttori e violenti. Ad esempio, nel capitolo 7 del libro di Daniele il profeta ha una visione nella quale compaiono quattro animali simboleggianti le quattro grandi monarchie destinate a venire distrutte prima dell’avvento del Messia. Il primo dei quali è “un leone con le ali d’aquila”.

I terribili cavalli della sesta tromba dell’Apocalisse di Giovanni, hanno la testa che assomiglia a quella dei leoni e dal fuoco, fumo e zolfo che esce dalla loro bocca viene sterminato un terzo dell’umanità.

Anche i salmi fanno spesso riferimento ai leoni distruttori
Ad esempio, nel salmo 17 i malvagi vengono descritti nel modo seguente:
“Il loro aspetto è quello di un leone
che brama sbranare la preda
e di un leoncello che sta in agguato
nei nascondigli”

(Salmo 17,12)

Mentre nel salmo 10, parlando dell’empio:
“Sta in agguato nel nascondiglio,
come il leone nella sua tana”.

(Salmo 10,9)

E si potrebbe proseguire con molti altri esempi

IL CUSTODE DEL LUOGO SACRO

Il leone si ritrova spesso raffigurato come custode del luogo sacro. Lo vediamo spesso all’ingresso delle chiese, in particolare di quelle romaniche. Il suo compito non è tanto quello di impedire e scoraggiare l’ingresso, quanto quello di avvertire il profano di non avventurarsi senza consapevolezza nel luogo che è rivelazione e casa del divino, con il rischio di attirarsi l’ira dell’essere che vi abita. Si tratta, insomma, di una presenza che avverte l’uomo che egli si trova in un punto di rottura, di discontinuità fra profano e sacro.

Egli riveste, insomma, il ruolo di “guardiano della soglia” e in tale veste è spesso raffigurato nei protiri e nelle architravi delle chiese romaniche come abbiamo già visto, ad esempio, nel caso della Collegiata di San Quirico d’Orcia

Talvolta capita di vedere raffigurata una coppia di leoni uguali attorno all’albero sacro, simbolo di elevazione e di resurrezione. O raffigurazioni con lo stesso significato.

Qui, ad esempio, in un’architrave della chiesa di Beaulieu-sur-Dordogne, in Francia, vediamo due leoni affiancati attorno all’albero della vita.

Beaulieu-sur-Dordogne (Francia) architrave braccio nord del transetto

In quest’altra raffigurazione, e qui siamo nel timpano della chiesa di Saint-Gabriel, sempre in Francia, sulla sinistra è rappresentata la vicenda di Daniele nella fossa dei leoni e, accanto, Adamo ed Eva. Un accostamento non casuale, perché, in questo caso, Daniele, gettato dai suoi nemici in pasto alle belve rappresenta la vittoria di Cristo sulla morte. Gesù, nuovo Adamo, restituisce la vita eterna all’umanità.

Tarascon (Francia), Chapelle Saint-Gabriel Daniele nella fossa dei leoni e Adamo ed Eva
Tarascon (Francia), Chapelle Saint-Gabriel Daniele nella fossa dei leoni e Adamo ed Eva

I leoni che popolano i portali romanici hanno spesso un aspetto terribile, da guardiani, perché il sacro è sempre terribile e bisogna accostarvici con timore. Sotto questo aspetto è simile al serpente o al drago che in molte culture custodisce l’albero sacro.

Come ricorda la presenza dell’albero della vita, l’uomo non può percorrere il suo tragitto verso la salvezza eterna se non attraverso la morte. E questo è un altro aspetto del simbolismo del leone sulla soglia del luogo sacro. Ed è anche il motivo, come abbiamo visto, dell’associazione fra albero e leone. L’uomo può percorrere il cammino dell’albero della vita puntato verso il cielo solo passando attraverso la morte del corpo. E qui passiamo nell’ambito del simbolismo del leone antropofago, del leone divoratore di uomini.

Nell’arte cinese ci capita di trovare mostri, come quello nell’immagine a sinistra, con in bocca piccoli esseri che paiono quasi essere rannicchiati come bambini indifesi nel grembo della madre. L’assenza della mascella inferiore indica chiaramente che non vi stritolamento.

A sinistra: Arte cinese - A destra: Spagna, San Benet de Bages, leone con doppio corpo e uomo
A sinistra: Arte cinese – A destra: Spagna, San Benet de Bages, leone con doppio corpo e uomo

L’arte romanica utilizza altre soluzioni. Vediamo talvolta il mostro, spesso il leone, in atto di ingoiare il personaggio che tiene stretto a sé, ma senza apparentemente fargli del male. Certe volte lo osserviamo semplicemente stringere il personaggio quasi con un gesto di protezione.

Anche se in questo caso si potrebbe più facilmente pensare alla protezione che il fedele trova all’interno della chiesa contro le forze del male. Lo vediamo chiaramente in questa immagine, sulla destra, di due leoni con un’unica testa in atto di abbracciare un uomo, rappresentata su un capitello di San Benet de Bages, in Spagna.

L’atto di ingoiare implica il concetto di rigenerazione. E spesso l’uomo che viene divorato viene rappresentato con un volto che promana serenità. Qui vediamo alcuni esempi. In queste raffigurazioni, la presenza praticamente costante di elementi vegetali rimanda all’albero della vita.

Il leone antropofago ricorda molto da vicino le altre creature che ingoiano e poi rigettano le loro prede, come ad esempio la balena di Giona. Ecco qui due esempi.

L’ultima cosa da notare è che l’associazione fra leone e resurrezione ne spiega la presenza, talvolta, nei fonti battesimali. Nell’immagine, potete vedere un bellissimo esempio di fonte battesimale decorato con un leone che si trova in Danimarca.

Danimarca, Norre Snede, fonte battesimale ornato da leoni
Danimarca, Norre Snede, fonte battesimale ornato da leoni

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