Da "un satana" a "Satana". Le origini del Principe del Male

Da “un satana” a “Satana”. Le origini del Principe del Male

L’Antico Testamento, sorprendentemente, non contiene molti riferimenti alla figura di Satana. I pochi riferimenti presenti, per di più non sono omogenei fra di loro, rappresentando piuttosto le tappe di un’evoluzione della riflessione sul rapporto fra Dio e la sua responsabilità nei confronti del male, come abbiamo già visto in precedenza.

Ciò è tanto più sorprendente se si considera che Gesù, che pur agiva in ambito ebraico, ha fatto di Satana e della sua presenza nel mondo, uno dei punti centrali della sua predicazione. Per supplire a questo “silenzio” dell’Antico Testamento dovremo quindi rivolgerci a tutta quella letteratura che si è accompagnata nei secoli ai testi sacri (e in qualche contesto è stata addirittura recepita come tale) che è nota come “apocrifa”, dal latino apocry̆phus, “occulto, segreto” e che indica tutti quei testi che gli ebrei e la Chiesa cattolica hanno escluso dall’elenco delle scritture ispirate. In essa troviamo ampi riferimenti a Satana e molti concetti che saranno alla base della demonologia cristiana.

Per prima cosa dobbiamo spendere alcune parole riguardo i due nomi che, più di altri, identificano lo spirito maligno, ovvero “Satana” e “diavolo”. Il primo è un termine di origine ebraica, mentre il secondo è la traduzione greca.

“Satana” non è chiaramente identificabile nella sua accezione originaria tanto che nell’Antico Testamento viene talvolta inteso come servitore di Dio e non necessariamente come spirito malvagio. Nei testi seguenti l’esilio di Babilonia, infatti, esso viene descritto quasi come un angelo della corte celeste che agisce addirittura su richiesta divina. Solo più avanti, il nome Satana diventerà quello proprio del maligno.

Il termine śāṭān indica infatti genericamente “avversario”, “nemico”, “colui che ostacola”. Nella traduzione greca dell’Antico Testamento che va sotto il nome di Septuaginta, o LXX, il nome viene reso con “diabolos” che si può tradurre come “calunniatore”, “accusatore”

C’è anzitutto da premettere che, come accadeva per le altre popolazioni limitrofe, anche gli ebrei ammettevano l’esistenza dei demoni, anche se, l’Antico Testamento pare non parlarne molto volentieri. La traduzione in lingua greca, più tarda, dei LXX usa per definirli la parola “daimonion” (“demoni”), termine che per i greci non aveva però una connotazione necessariamente negativa. Per i greci un “daimon” era un essere spirituale inferiore a un dio che poteva essere buono o malvagio, anche se in epoca più tardi questo nome venne visto in accezione sempre più negativa.

L’Antico Testamento li chiama šēdîm (Dt 32,17; Sal 106,37), termine che è collegato all’accadico sedu che indica la divinità.
Hanno sacrificato a demoni,
che non sono dio,
a dei che non conoscevano […]”
(Deuteronomio 32, 17)

Immolarono i loro figli
e le loro figlie ai falsi dei”
(Salmi 106,37)

Oppure li chiama śᵉîrîm (Lv 17,7; 2Cr 11,15; Is 13,21; 34,14). Questo termine si può tradurre con “i pelosi”, nel senso di esseri a forma di caproni. E difatti, nelle edizioni moderne del testo biblico vengono resi come “satiri”. Questi śᵉîrîm vivono presso le rovine. Fra di essi vi è Lilit (che deriva dalla terribile Lilitu di area mesopotamica) la cui dimora è fra i rottami e le macerie.

Non offriranno più i loro sacrifici ai satiri, ai quali essi si prostituiscono.”
(Levitico 17,7)

Geroboamo aveva costituito suoi sacerdoti per le alture, per i satiri e per i vitelli che egli stesso aveva fabbricato.”
(2Cronache 11,15)

Vi si stabiliranno le fiere del deserto,
i gufi riempiranno le loro case,
vi dimoreranno gli struzzi,
vi danzeranno i satiri.”
(Isaia 13,21)

Nei suoi palazzi cresceranno le spine,
nelle sue fortezze ortiche e cardi;
diventerà dimora di sciacalli,
riparo per gli struzzi.
Le fiere del deserto si incontreranno con le iene
e i satiri si chiameranno l’un l’altro;
Lì abiterà Lilit, trovando dove posarsi.”
(Isaia 34,13-14)

Come possiamo notare da questi passi, gli israeliti arrivavano a compiere sacrifici, sia per gli śᵉîrîm che per gli šēdîm.
Rimane comunque il dubbio se questi sacrifici vengano fatti davvero ai demoni o se, piuttosto, si utilizzino questi nomi in senso dispregiativo per indicare gli dei stranieri.

Altri riferimenti alla credenza nei demoni nell’Antico Testamento si intravedono nel passo di Salmi 91,6 dove l’edizione dei LXX dove si parla della necessità di difendersi del “demone di mezzogiorno”. Va ribadito, tuttavia, che la versione ebraica dello stesso passo lo definisce “il flagello che infuria a mezzogiorno”, identificandolo semmai con l’epidemia. Il medioevo cristiano ne farà la rappresentazione dell’accidia, ovvero dell’inattività, della negligenza nell’operare il bene e nell’esercitare la virtù.

Nel libro di Tobia, dai toni di racconto popolare, viene riportata la vicenda di Sara, che viene presa di mira dal demone Asmodeo (nome che potrebbe derivare dall’iranico a ēshmada ēva, ovvero “demone malvagio”:
Bisogna sapere che Sara si era maritata sette volte, ma il cattivo demonio Asmodeo aveva ucciso i mariti prima che potessero unirsi con lei, come si fa con le mogli.”
(Tobia 3,8)

Alla fine, grazie alle preghiere di Sara e Tobi, l’angelo Raffaele viene inviato a liberarli dal “cattivo demonio Asmodeo” (Tb 3,17).
Poi, la notte delle nozze, Tobia, figlio di Tobi “[…]si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sul portabrace dell’incenso. L’odore del pesce arrestò il demonio, che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele lo seguì sull’istante e in quel luogo lo incatenò legandolo mano e piedi”
(Tobia 8,2-3). Un racconto che sa molto di magia popolare.

Vézelay (Francia), basilica di Santa Maria Maddalena, capitello con l'angelo Raffaele che sconfigge il demone Asmodeo
Vézelay (Francia), basilica di Santa Maria Maddalena, capitello con l’angelo Raffaele che sconfigge il demone Asmodeo

Sarà solo nel periodo postesilico (dall’ultimo quarto del sec. VI a.C.) che si affaccia una nuova figura: Satan.
C’è da dire che nei testi più antichi (1Sam 29,4; 2Sam 19,23; 1Re 11,14-23.25, Sal 109,6) viene usato anche come sinonimo di “avversario”, “nemico”, “accusatore”. Un termine che talvolta ha una connotazione che potremmo definire giuridica visto che Satan è il nemico o avversario che accusa il colpevole dinanzi al tribunale. Ad esempio: “Il Signore suscitò un avversario a Salomone, l’idumeo Adad della stirpe reale di Edom” (1Re 11,14).
Oppure: “Sia designato un empio contro di lui e alla sua destra stia un accusatore” (Salmi 109,6).

In un testo ancora più antico (Numeri 22,32), l’angelo del Signore viene chiamato Satan perché “ostacola” Balaam per evitare che venga gettato dalla mula in un precipizio.

Balaam e l'angelo, Cronache di Norimberga, f 30 r (1493)
Balaam e l’angelo, Cronache di Norimberga, f 30 r (1493)

Il ruolo di Satan come accusatore nel tribunale viene trasferito nell’ambito della corte di Dio, come fosse una specie di strumento giudiziario.

Lo vediamo in un testo, quello di Zaccaria, che risale al periodo immediatamente successivo al ritorno dall’esilio babilonese (fine sec. VI a.C.). Il profeta ha una visione nella quale Satana, un essere personale, riveste il ruolo di accusatore pubblico non per malvagità ma per far prevalere la giustizia sulla grazia divina. Nel testo ebraico, il suo nome viene preceduto dall’articolo, “il Satana” (ha-sātān).

Poi mi mostrò il sommo sacerdote Giosuè, che stava in piedi davanti all’angelo del Signore, e Satana stava alla sua destra per accusarlo. L’angelo del Signore disse a Satana: ‘Che il Signore ti reprima, Satana! Sì, che il Signore ti reprima! Egli che ha eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone tratto dal fuoco?’ Infatti Giosuè era vestito di abiti immondi, mentre stava in piedi davanti all’angelo del Signore. Egli riprese la parola e disse a coloro che stavano lì davanti: ‘Toglietegli di dosso quegli abiti immondi’. Quindi disse a Giosuè: ‘Vedi, ho tolto da te il tuo peccato; fatti rivestire di abiti da festa’”.
(Zaccaria 3,1-4)

Un altro testo nel quale ritorna la figura di Satana, è il libro di Giobbe che viene datato un secolo dopo quello di Zaccaria. In esso Satana non ha niente di demoniaco ma appare piuttosto come un pubblico ministero celeste, l’accusatore, che assieme ad altre creature celesti, sembra frequentare periodicamente la corte divina. Anche per questo, anche in questo contesto, viene definito sempre come “il Satana” (ha-sātān). Sembra quasi che egli compia della mansioni sulla terra in nome di Dio. La sua funzione non è solo quella di accusare o di riferire a Dio circa le azioni degli uomini, ma anche quella di mettere alla prova Giobbe. Riveste quindi il ruolo di tentatore, ma sempre subordinato. Ha bisogno infatti dell’autorizzazione divina per procedere contro Giobbe e, quindi, è pur sempre Dio che mette alla prova l’uomo. Ma alla fine, anche Dio si lascia tentare da lui.

Un giorno avvenne che i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e tra di essi venne anche Satana. Il Signore disse a Satana: ‘Da dove vieni?’ Satana rispose al Signore: ‘Dal percorrere la terra e dall’aggirarmi su di essa’. Il Signore disse a Satana: ‘Hai fatto attenzione al mio servo Giobbe?’ Sulla terra non c’è un altro come lui: uomo integro e retto, timorato di Dio e alieno dal male’. Satana rispose al Signore: ‘Forse che Giobbe teme Dio per niente? Non hai forse protetto con una siepe lui, la sua casa e tutto ciò che possiede? Tu hai benedetto le sue imprese e i suoi greggi si dilatano nella regione. Ma stendi la tua mano e colpisci i suoi averi e vedrai come ti maledirà in faccia!’ Il Signore disse a Satana: ‘Ecco, quanto possiede è in tuo potere; però non stendere la tua mano sulla sua persona’. E Satana si allontanò dalla presenza del Signore.”
(Giobbe 1,6-12)

E più avanti:
Avvenne che un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore; tra essi venne anche Satana per presentarsi davanti al Signore. Il Signore disse a Satana: ‘Da dove vieni?’ Satana rispose al Signore. ‘Dal percorrere la terra e dall’aggirarmi su di essa’. Il Signore replicò a Satana: ‘Hai fatto attenzione al mio servo Giobbe? Sulla terra non c’è un altro come lui: uomo integro e retto, timorato di Dio e alieno dal male. Egli persevera ancora nella sua integrità e senza ragione tu mi hai spinto contro di lui per rovinarlo’. Ma Satana rispose al Signore: ‘Pelle per pelle! Tutto quanto possiede, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi, di grazia, la tua mano e colpisci le sue ossa e la sua carne; vedrai se non ti maledirà in faccia!’ Allora il Signore disse a Satana: ‘Eccolo in tuo potere! Soltanto risparmia la sua vita’. Allontanandosi dalla Presenza del Signore, Satana colpì Giobbe con una piaga maligna dalla pianta dei piedi fino alla cima del capo.”
(Giobbe 2,1-7)

Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto, Giobbe,1630-1640, Parma, Galleria Nazionale
Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto, Giobbe,1630-1640, Parma, Galleria Nazionale

Da quel che si vede, comunque, Satana non ha soltanto il ruolo di accusatore, ma ha competenze che travalicano la sua funzione “giuridica” e ha un potere sulle forze che minacciano la vita (infermità, forze naturali, ecc.)

È nel Libro delle Cronache (III sec. a.C.) che Satana assume un valore personale e perde l’articolo: “Satana insorse contro Israele e spinse Davide a fare il censimento di Israele”. (1Cronache 21,1)

Non è chiaro con quale qualifica Satana agisca anche perché nel passo parallelo, più antico, di 2 Samuele 24,1 Satana viene sostituito con l’espressione “ira del Signore”: “L’ira del Signore si accese ancora una volta contro Israele e incitò Davide contro il popolo così: ‘Va’ a fare il censimento d’Israele e di Giuda’”. Di sicuro, i compilatori delle Cronache hanno inteso salvaguardare l’idea di Dio da qualsiasi contaminazione con il male e di non farlo origine di azioni malvagie contro l’uomo. Inizia qui quel collegamento di Satana con tutto quello che è cattivo e avverso all’uomo. Ma è un’identificazione che non è ancora realizzata.

Infatti il libro di Siracide, scritto verso il 180 a.C. (testo inizialmente accolto nella Bibbia ebraica e poi escluso nel I sec. d.C.) recita: “Quando l’empio maledice il satana (l’avversario), maledice sé stesso” (Siracide 21,27). Qui satana sembrerebbe rappresentare gli istinti cattivi presenti nell’animo dell’uomo. Interessante notare che per Siracide l’origine di questi istinti, ovvero il peccato, vanno attribuiti alla colpa di Eva: “Da una donna ha avuto origine il peccato e per causa sua tutti moriamo” (Siracide 25,24).

Questo concetto trova un interessante sviluppo nel più tardo Libro della Sapienza (I sec. a.C.) testo che, pur scritto da un ebreo residente in Egitto, non è stato accolto nel canone biblico ebraico (mentre è presente nella versione greca dei LXX).

In esso il diavolo viene visto come principio del male e causa della morte: “Sì, Dio ha creato l’uomo in vista dell’incorruttibilità e lo ha fatto a immagine della propria natura; ma per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza quanti gli appartengono” (Sapienza 2, 23-24).

Concetto che viene poi confermato dall’affermazione di Sapienza 1,14 nella quale si sostiene che Dio non ha creato la morte: “Egli ha creato tutte le cose perché esistano: sono sane le cose nate nel mondo, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi dominano sulla terra”.

Com’è potuta entrare la morte, allora, nelle nostre esistenze? Il testo della Sapienza parrebbe suggerire che ciò sia avvenuto a causa della disubbidienza di Adamo ed Eva. Sembra, di conseguenza, avvicinare la figura di Satana (il diavolo) a quello del serpente tentatore di Genesi 3,1.2.4.13.14. Interpretazione che verrà fatta propria da tutta la tradizione cristiana successiva. L’Apocalisse, non a caso, definisce Satana “serpente antico” (Apocalisse 12,9 e 20,2).


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